“Perché questo tempo indefinibile non ha fermato le nostre visioni di futuro ed anzi ha rievocato in noi la potenza del paesaggio quale protagonista assoluto di emozioni capaci di travolgerci e farci “uscire” in tempi di lockdown. Perché il paesaggio è come musica: non ha contenuti precisi e interviene sul sentimento di chi l’osserva come la musica agisce su chi l’ascolta. La nostra è una volontà di ferro: un viaggio fisico e astratto ai confini della natura che ci stimola a ricercare nella “scena” costruita i riferimenti per farci trasportare, dalle macchie di colore, alla memoria ed al ricordo di quei paesaggi.
C’è intellettualità ma non cerebralismo, perché la chiave del nostro agire è fatta di “senso” ed “emozione”.